ASSOCIAZIONE
CASA FAMIGLIA
LODOVICO PAVONI

 



 

A cura di Don Giorgio Basilio

 

L'informatore parrocchiale


L' Informatore e` il mensile della comunita` e come tale non vuole essere un giornale di cronaca locale (anche se per alcune parti non e` diversamente), poiche` la Chiesa, anche quella di Lurago e` nel mondo, esso e` un tentativo di lettura dei grandi avvenimenti per quanto compete e "segna" la realta` locale. Ci sono pagine dedicate al Magistero della Chiesa, alla comunita` in cammino alle esperienze che i gruppi stanno attuando e ci sono spazi anche per tutti coloro che vogliono essere segno della loro fede.

 

 

Lurago Marinone e la parrocchia di S. Giorgio Martire


Il territorio del Comune e della Parrocchia coincidono.
Gente di antica tradizione cristiana (nel VI secolo già risultava un insediamento cristiano) di Milano per la tradizione cristiana ma di "stirpe" comasca.
Da sempre dediti alla agricoltura. Dal tempo della ultima guerra la prevalenza è diventata operaia; nell'ultimo decennio la situazione è nuovamente cambiata per una notevole varietà di professioni.
Negli anni 70 abbiamo avuto una forte immigrazione prevalentemente dalla Sicilia e Calabria (immigrazione iniziata parecchi anni prima) che ha raggiunto circa la metà della popolazione presente. Per un paese fortemente tradizionale ciò ha comportato - e così tuttora - forti squilibri e tensioni non piccole.
E' in sviluppo invece una nuova - sebbene lenta ma continua - immigrazione alla ricerca del "verde", quindi case nuove ed un tenore di vita piuttosto elevato.
Sono famiglie sradicate dal loro contesto originario e che spesso non hanno neppure l'intenzione di inserirsi nella nuova Comunità. In alcuni casi ciò è chiaramente dichiarato.

La diversa provenienza causa una notevole difficoltà a costruire una comune piattaforma "culturale", su cui impiantare le basi di una convivenza nuova e significativa.
Sebbene non si possano verificare i sintomi tipici del fenomeno di sradicamento culturale che colpisce i provenienti da una cultura totalmente diversa, si devono ammettere fenomeni di non-integrazione dei nuovi venuti (ultimi dieci anni) rispetto alla "cultura" presente nel territorio. Del resto questa "cultura" autoctona ha già da tempo subito un processo di usura, se non proprio di disintegrazione almeno di impoverimento, sia a causa dello svuotamento progressivo della tradizione contadina locale, sia per l'immissione di nuovi modelli consumistico-borghesi introdotti dai processi di industrializzazione proposti dai vicini grossi centri.

La non avvenuta integrazione con la cultura autoctona è stata seguita dalla non elaborazione di una nuova proposta organica di valori, capace di legittimare e sostenere la collettività in via di formazione.
Si può dire forse che esiste solamente una coincidenza di fatto su molti modelli di vita, corrispondenti, grosso modo, a ideali di benessere, tranquillità, lavoro, indipendenza, utorealizzazione che costituiscono il nucleo della cultura piccolo-borghese. Ma la pura coincidenza di fatto su tali modelli di vita non significa attiva partecipazione alla produzione dei valori.

Un fenomeno tipico è dovuto al fatto che l'abitazione rappresenta solo un punto di riferimento
secondario rispetto ad altri luoghi in cui avvengono esperienze significative della vita quotidiana; il luogo di lavoro, la scuola (quando si tratta di media inferiore e superiore o dell'università), gli ambienti per lo svago e le istituzioni per il consumo della cultura, il contesto per l'applicazione delle attività politiche, sindacali o sociali sono "altrove".
Non è forse azzardato affermare che Lurago è percepita da molti solo come un "dormitorio" ideale, in cui riacquistare le energie perdute nel lavoro e nelle altre attività impegnative, non un vero luogo di vita piena e integrata.
L'estraneità nasce certamente anche dalla difficoltà obiettiva di incontrare sul territorio le opportunità di scambio e di partecipazione, ma dipende sostanzialmente dal carattere strumentale delle scelte che portano all'insediamento soprattutto in questo ultimo decennio al di fuori delle comodità funzionali offerte dalle abitazioni disponibili. Lurago non sembra offrire particolari motivi di preferenza, soprattutto da un punto di vista culturale.

I motivi fin qui esaminati spiegano solo in parte un terzo fenomeno: la mancanza di partecipazione a tutti i livelli. I nuovi abitanti sembrano prediligere un tipo di vita in cui predomina l'area del privato, inteso come ambito del "familiare". E' soprattutto entro le mura familiari, che il cittadino scambia i propri valori e modelli di vita; si tratta dunque di un "privato" inteso in modo piuttosto riduttivo, in quanto ne vengono esclusi sistematicamente (o almeno questo è l'impressione) tutti gli stimoli che tendono a stabilire un'aggregazione relativamente stabile attorno a problemi o a temi di largo interesse comunitario. Vi è la tendenza ad eliminare tutto cio` che disturba il pacifico consumo delle proprie libertà private, di raggiunti livelli di benessere, dalle agevolazioni offerte dall'ambiente. L'estraneità al territorio si assocerebbe così all'estraneità tra i gruppi familiari se non intervenissero tipiche "solidarietà di parentela" o di "provenienze di regione" che riproducono a livello più moderno le condizioni di "vicinato", già usuali nella societa` contadina.

In sintesi la mancanza di partecipazione, salvo qualche eccezione sembra costituire l'effetto ovvio di una diffusa ideologia che premia l'individualismo a tutti i livelli di vita e che trova in Lurago un facile terreno di sviluppo.