ASSOCIAZIONE
CASA FAMIGLIA
LODOVICO PAVONI

 



Articolo apparso su un giornale locale di Roma verso la fine del 1993

A.A.A. "Cerco casa per il loro avvenire"

''Cerco una casa, ma non per me. Ho intenzione di creare una struttura capace di accogliere a tempo pieno tutti quei bambini disagiati e costretti a crescere senza valori. E` terribile vederli crescere nell'oratorio e poi marcire quando diventano piu` grandi".
Padre Claudio Santoro ha le idee chiare. Non e` certo un caso se il suo ordine sacerdotale, quello dei Padri Pavoniani, imponga a chi lo ha scelto di stare accanto alla gioventu` povera e abbandonata. E lui se ne e` fatto un motivo di vita. L'appello che sta rivolgendo in questi giorni ai mass-media locali e` solo l'ultima novita` di una condotta sacerdotale originale, forse unica nel suo genere.
Da nove anni Padre Claudio, nato a Milano 40 anni fa ma di origini siciliane, si e` insediato presso l'oratorio -"ma chiamarlo cosi` significherebbe ridurlo"- Lodovico Pavoni, in via Bufalini al Pigneto, e li` a pian piano realizzato il suo sogno: un luogo composto da oltre 300 ragazzi, tutti armati di tanta voglia di divertirsi in assoluta liberta`. Niente regole, niente prediche, niente catechesi. Solo un po` di spazio per tirare due calci al pallone, una sala ricreativa e due prerogative, l'accoglienza e il rispetto. "La nostra e` una struttura originale -spiega Padre Claudio,- e` aperta a tutti e non imponiamo nulla a nessuno, se non il rispetto per se e per gli altri.
Tutto qua. L'impegno cattolico-cristiano ? No, sarebbe inutile. Al ragazzo bisogna dare qualcosa che recepisca. Vengono per divertirsi, tutto il resto te lo sbattono in faccia. I giovani che ci frequentano hanno una cultura troppo diversificata per potegli fare questi discorsi". Le sue parole sono crude e dure come la realta` da queste parti.
In mezzo a tutti quei ragazzi piu` che un prete sembra un amico di cui ci si puo` fidare. Da qualche tempo pero` Padre Claudio ha capito che per alcuni bambini incontrasi il pomeriggio non puo` bastare. Molte famiglie sono impossibilitate ed incapaci ad educarli. Non e` troppo difficile immaginarli la sera inseriti in situazioni sociali strazianti: poverta`, delinquenza e droga non hanno pieta` per nessuno, nemmeno per loro. E il giorno dopo nei loro silenzi accompagnati da mille sguardi impauriti si capisce che qualcosa non va.
"Questi giovani li voglio aiutare io personalmente -ci spiega Padre Claudio- il mio obiettivo e` di farli crescere con dei valori. E` terribile vederli andarsene dall'oratorio a 15 anni dietro una vita sbagliata che pian piano li rovinera`. Ecco, qui sta il punto. Vorrei creare una struttura, in zona, capace di accogliere anche la notte tutti quei bambini di 6-7 anni privi dell'affetto e dell'appoggio indispensabile a questa eta`. Ho parlato anche con il vescovo della zona monsignor Mani. Ho il suo completo appoggio, morale ed economico. Si spendono tanti soldi per iniziative non sempre
di altrettanto spessore umanitario. E` una critica ? No e` un dato di fatto. Ci sono delle
antecedenze sociali che vengono prima di tutto, e` questo che ho cercato di fare capire al vescovo.
Certo l'ideale sarebbe ottenere una donazione, ma siamo anche disposti ad affittare o a comprare un locale. Non ho preferenze di sorta. Ci basterebbe anche un piccolo appartamento. Con l'apporto di due signore, che mi hanno affiancato da diverso tempo ed indispensabili per ricoprire il ruolo della mamma (anche se a me non riesce altrettanto bene quello del papa`, non per mia incapacita` ma perche` non lo accettano i ragazzi), potremmo cominciare anche con 4-5 bambini.
Padre Claudio per stare vicino ai giovani farebbe di tutto. Anche l'impossibile.
"Sia chiara una cosa, pero`. Potrei anche starmene tranquillo e beato a godermi in pace quello che ho ottenuto con grandi sacrifici. Al mio arrivo dovetti combattere non poco per allontanare dall'oratorio varie avversita`, tra cui la droga. Oggi posso contare sulla frequenza di centinaia di ragazzi di cui ho i dati anagrafici e il numero di telefono. Quando si comportano male chiamo le famiglie e punisco cacciandoli per qualche ora. Ma poi ritornano perche` qui stanno bene. E tutto questo e` bellissimo. Eppure non mi accontento, sento che posso fare di piu`. Quei bambini parcheggiati dai genitori esclusivamente per necessita` sono la mia sofferenza. Lo so, la mia idea
sembra un'utopia. Ma ci credo. E ci riusciro`, lo sento.. Problemi burocratici ? No, ma ce ne sono.
Lo ripeto serve solo una casa".

Alessandro G.